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10 anni a Montoggio

Racconti mulatrial > 2011



10 anni …. Passa il tempo e la “mia” mulatrial a Montoggio matura, cresce e trova nuovi amici anche quest’anno, 160 motoalpinisti hanno sfidato l’incertezza delle previsioni meteo e hanno vinto una giornata eccezionale tra i monti della Valle Scrivia in Provincia di Genova.

L’ho già detto, sono di parte, però ormai mi ritengo sufficientemente obiettivo per riconoscere se questo giro ha soddisfatto la maggior parte dei partecipanti e il 2 giugno i miei “informatori” mi hanno riportato valutazioni solo positive.



Quest’anno poi il Comune ha voluto inserire la mulatrial nel week end sportivo della Provincia di Genova in abbinamento ad altri eventi del CONI organizzati in Valle Scrivia.

E’ un riconoscimento delle prestazioni positive portate dall’evento: pulizia tracciati ineccepibile, sentieri aperti e gestibili da tutti, presidio del territorio e supporto alla ricerca dei cercatori di funghi smarritisi nella “foresta” delle pendici di Monte Bano ed Acuto, nelle vallette sperdute e irraggiungibili da ogni strumento di comunicazione o da mezzi diversi dalle moto da trial.

L’area verde che ha ospitato la partenza, attrezzata dall’amministrazione e addobbata con striscioni e pannelli da Sergio Parodi, instancabile organizzatore, team manager e Presidente del MC della Superba, ha funzionato egregiamente da parcheggio, base logistica per medici, protezione civile, ambulanze, ristoro di metà giro ed ha permesso di far partire gli iscritti solo con il minimo carburante necessario con meno peso possibile negli zaini.



Il Sindaco, Valter Raineri, e l’Assessore allo Sport Massimo Aliverti, hanno esortato i partecipanti a condividere l’esperienza positiva del percorso permanente del paese, dalle loro parole si è capito che la scommessa sul trial è stata veramente una nuova esperienza nel contesto delle amministrazioni genovesi e che è loro intenzione difendere questa scelta innovativa solo se si ritroverà sempre quello spirito di collaborazione e rispetto proprio dei trialisti che vengono in paese e rispettano il territorio quando girano sui percorsi.

A tal fine è stata apprezzato il decalogo comportamentale riportato sul volantino di iscrizione, decalogo redatto sulla traccia  della scuola trial della Valsesia e adottato anche da altri MC per la gestione dei loro percorsi permanenti, una guida che verrà diffusa tra gli abitanti del paese e dovrà essere rispettata da chi tornerà a girare nei monti della Valle Scrivia con i motoalpinisti del trial team Montoggio.

Ma torniamo al giro, va detto che il giorno prima ha piovuto quel tanto da complicare la vita a Gianfranco Lancillo e alla neonata sezione del MC della Superba di Genova, il Trial Team di Montoggio.

Durante la tracciatura del percorso, si temeva la fatidica “palta” adesiva del fango ma invece il terreno il giorno dopo si è dimostrato meno critico del previsto.



Il terreno era compatto e non fradicio d’acqua, il primo giro sul percorso del versante Nord è stato scelto per permettere il giusto divertimento anche a chi partecipava la prima volta ad una mulatrial, sono state ricavate alcune situazioni mediamente più tecniche giusto per far conoscere anche ai “neofiti” la sfida dell’aderenza al limite per trovare la giusta tecnica della trazione data dal minimo del gas, per far capire che la “manetta” aperta, sperando nell’aiuto della massima potenza, non serve a nulla …

La trazione si ottiene con la giusta pressione delle gomme, si sfrutta l’aumento della superficie di appoggio del pneumatico, come dice Lancillo si deve “scaricare” il mono sui gradini, sulle pietre e sulle radici, la moto la devi fare scorrere sugli ostacoli con l’inerzia immagazzinata prima di arrivarci sopra ….



Anche la tecnica della spinta ha delle regole precise che scopri solo sudando le solite sette camice sperando di muoverti usando solo il motore e spingendo con le braccia sul manubrio ma se su queste moto non ci sali sopra almeno con un piede non riparti neppure se ti tirano con un verricello!

Raramente scrivo consigli sulla guida, sono l’ultimo che può darli perché mi incastro sempre, le impronte dei miei stivali sono superiori alla traccia delle mie ruote ma a Montoggio ho visto molti amici con le gomme gonfiate all’inverosimile che rendevano ingestibile l’avantreno e il retro girava a vuoto solo con una pendenza di un grado ….



Basta veramente poco, due “dritte” e il mondo visto in piedi su di una moto da trial cambia radicalmente, quindi possono essere sufficienti queste note dettate dall’esperienza di anni di spinta per trovare una dimensione accettabile, per guidare come si deve poi le istruzioni vanno cercate altrove …

Dopo il panorama della parte NORD, si ritornava alla base di partenza dove veniva allestito il ristoro di metà giro e si poteva rinfrancare lo spirito ed il corpo con pizza, focaccia, salame, ananas, canestrelli locali e anche il caffè …



Chi dopo si è cimentato sul percorso SUD infatti doveva aver assimilato le energie e le istruzioni basilari per continuare il giro perché lì l’aderenza sulle curve te la dovevi veramente guadagnare, le pietre erano molto viscide e solo verso la metà giornata il terreno arrivava al giusto grado di compattezza per farti provare  tutti i percorsi più tecnici sulla Cima del Monte Bano verso le case di Brugosecco …

Qui è solo la confidenza che hai con la posizione del corpo sulla moto abbinata ad una sensibilità del polso destro a portarti in cima alla in salita, un pendio su terra, al limite del ribaltamento in contropendenza laterale con radici e gradini di roccia da saltare prima di altre curve estreme che ti portano a farle con l’anteriore in volo, la sensazione che provi è di ruotare oltre il giusto con la sventura di trovarti a puntare il fondovalle …… in caduta libera!




Ma vuoi mettere la soddisfazione che si prova quando si raggiunge la vetta: inizi a scambiarti le impressioni con i compagni di viaggio e ti prodighi ad aiutare altri che sono indietro, la collaborazione nel motoalpinismo c’è ancora, fa parte del nostro DNA ed è bello vederlo in ogni mulatrial a cui si partecipa.

Alle case di Brugosecco c’è la solita tappa di fronte alla vecchia osteria diroccata, ora c’è anche un tavolo con le panche che ci aspetta, costruito dai trialisti del paese, dove vediamo arrivare molti amici entusiasti del giro.



Chi era soddisfatto della giornata  poteva scendere da lì verso la fine su un tracciato in discesa con curve e controcurve per un’altra mezz’ora di vero trial guidato.

Ma chi invece voleva trovare il limite alla propria preparazione fisica, fino a consumare l’energia residua per trovarsi con l’acido lattico in ogni muscolo del corpo, alluci compresi, doveva scendere dal sentiero di Campoveneroso verso il Bosco Grande, dove il “marmaio” ha lavorato tutto un fine settimana con il decespugliatore portato a braccia per ore …

La discesa che si presenta da queste parti non è più ripida di un’altra discesa, lo sappiamo oltre i 90 gradi  non si può dire di guidare una moto, si vola e basta, e una discesa la fanno anche i sassi, basta rotolare a valle….

Questa discesa però ha le curve  con la stessa pendenza della discesa, molto chiuse, con le radici ed i gradini e come sponda ha degli alberi secolari che ogni tanto fermano chi parte per la tangente, qui non è sufficiente affidarsi alla gravità per scendere, per volare o rotolare servono traiettorie dritte, lì devi guidare in situazioni limite altrimenti fai strisciare la moto fino in fondo, ma non è quello che si cerca …….

In fondo, se hai superato onorevolmente la discesa e pensi che le moto da trial invece sono fatte solo per salire c’è ancora la “direttissima” da provare, una nuova variante tutta in salita che ti porta alla Salita del “calzolaio” passando prima per tutte le possibili combinazioni che si possono trovare su dei tornanti, combinando sassi, fango, radici tutti in sequenza su un sentierino largo appena la traccia del pneumatico.

Devo dire che quando sono salito lì insieme a Lancillo per togliere le fettucce ho capito quanto diabolica è stata la sua mente nel tracciare questa parte abbinandola alla Salita del “calzolaio”, in un certo modo ha voluto “firmare” la sua nuova creazione, ha proposto un nuovo limite alla guida dopo ore di motoalpinismo perché l’impennata che ha il tracciato è simile alla visione che hai quando sali sulle attrazioni di Gardaland vietate a chi ha più di 50 anni …



Qui c’è tutto quello che esiste in una salita estrema di oltre 500 metri di pendenza di terra e radici continuamente intervallate da qualche masso da saltare in volo sperando di non puntarsi poi nelle radici o nelle pietre subito dopo.

Ecco Lancillo questa parte se l’è fatta, togliendo le fettucce praticamente al volo, ripartendo da situazioni oltre l’umana immaginazione mentre io cercavo disperatamente di restare attaccato al manubrio con l’anteriore che sbandierava come un boma impazzito dalle raffiche di maestrale alle bocche di Bonifacio.

Per me superare questa parte a zero, governando le traiettorie dopo circa 6 ore di giro sui percorsi di Montoggio, rappresenta l’apice e l’essenza della tecnica di guida motoalpinistica, se ci riesci allora anche la forza di gravità non rappresenta un ostacolo insormontabile!

Finito il giro, la cena i motoalpinisti l’hanno consumata al Ristorante Alfredo e all’agriturismo La Casetta, cibo fatto in casa praticamente in ogni suo ingrediente, tanto che un gruppo di “futuristi” del trial alle 19 passate erano ancora lì a decantare le loro avventure lungo la via appena finita.



Una degna conclusione che testimonia come il trial possa contribuire al rilancio del territorio, alla socialità, all’economia chiedendo solo in cambio uno spazio sostenibile per sviluppare sentimenti positivi come l’amicizia, l’aggregazione e il divertimento che sono alla base di una vita migliore.

 
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