LA MAGIA ALLA 3 GIORNI DELLA VALTELLINA
OLTRE LA ZONA

 

Ci sono sicuramente più chiavi di lettura per interpretare ciò che è stata la Tre Giorni di Trial della Valtellina, partita da Bormio (SO) venerdì 22 agosto e terminata domenica 24.

Si sa che è un evento che sposa da 9 anni l’aspetto agonistico del trofeo Marathon a quello motoalpinistico, infatti le zone di gara sono collegate con un percorso mountain trial articolato sui crinali delle alpi Lombarde della Alta Valtellina.

Vale la pena di ricordare che tutto si svolge ai margini del Parco Nazionale dello Stelvio ed al confine con la Svizzera, i crinali delle montagne (alcune tra le più alte d’Europa e comunque oltre i 3.000 metri di quota) fanno da cornice alla valle principale sul fiume Adda per circa 120 km e per un’ampiezza di 66 km, da cui dipartono una serie di valli alpine di alto valore paesaggistico (val Grosina, val Viola e altre) caratterizzate da collegamenti costituiti da passi di montagna, mulattiere e piste di manutenzione degli impianti da sci immersi in panorami da cartolina.

 

 

In questo contesto particolare gli amici del Gruppo Sportivo Valtellina hanno organizzato tre percorsi per uno sviluppo complessivo di circa 270 km, una vera "maratona" per tutti: motoalpinisti e piloti iscritti al trofeo!

Una maratona che è anche un’occasione per favorire lo scambio di conoscenze tra il mondo del trial e il territorio della valle, una evento che diventa opportunità per tutti poiché gli appassionati di trial possono girare in assoluta tranquillità dimostrando con i fatti che la loro presenza è veramente poco invasiva, molto meno di quanto pensi chi non ci conosce.

Nei fatti, da almeno 9 anni, gli abitanti della valle e le istituzioni hanno visto ufficialmente tutte le situazioni e gli impatti, inesistenti, derivanti dall’uso di una moto da trial in ogni tipologia di ambiente montano, gara, trasferimenti ed escursione motoalpinistica da 1000 a oltre 2000 metri di quota e ne hanno compreso l’effettiva sostenibilità.

Dal punto di vista agonistico poi un evento di questo tipo permette di testare effettivamente la preparazione atletica dei piloti, l’affidabilità delle moto ed il loro rendimento su 75 zone no stop provate nei tre giorni, dopo l’affaticamento generale dovuto alla percorrenza di un notevole numero di km.

 

Ma non è tutto qui, in mezzo trovano posto anche i motoalpinisti, percorrono lo stesso tracciato a fianco dei campioni e hanno la possibilità di provare le zone senza entrare in classifica …. Oltre a vedere i numeri dei più bravi e disporre di varianti più toste per inserire un po’ di pepe nel giro!

E poi le case stanno fornendo assistenza ai loro clienti per garantire divertimento assoluto anche quando cè qualche inconveniente e,  per i motoalpinisti, questa è una novità positiva!

 

 

Tutti questi spunti di riflessione, i racconti degli amici che vi avevano partecipato, le foto delle precedenti edizioni interpretate da Silvano di mototrial o i servizi su motocross elaborati da Piero Sala mi hanno "costretto" a soddisfare le mie curiosità di persona, Roberto Bianchi, titolare della SRG ed importatore della Scorpa, con l’intercessione dell’amico Cassio (non è una parolaccia è il suo soprannome…… ), mi ha perfino prestato una moto SY 250 2t per compiere l’impresa senza problemi, a loro devo un sincero ringraziamento, la moto ha funzionato come un orologio!

 

 

Quindi la sera del giovedì si è tenuto il briefing di Gionata della Rodolfa e Gerri Nobili, (presidente e vice del Gruppo Sportivo Valtellina) con i piloti ed i motoalpinisti in ascolto nella struttura sportiva del Comune di Bormio: ci hanno fatto vedere i tracciati sulle foto del satellite, ci hanno detto come seguire le indicazioni (frecce colorate diversificate e fettucce), come comportarci con il rifornimento del carburante (peraltro fornito anche dall’organizzazione in quota al ristoro nei rifugi) qual’era l’ordine di partenza e ci hanno ribadito la raccomandazione di rito sulla necessità di rispettare il territorio ed i villeggianti incrociati sul percorso!

BRIEFING

 

Il sole del venerdì ha baciato alla partenza 250 iscritti, 60 piloti con pettorale bianco e 190 motoalpinisti con pettorale rosso, in mezzo a questo fiume di gente ho ritrovato e conosciuto un sacco di amici provenienti praticamente da ogni parte della penisola, ivi compreso i "navigatori" dei forum di mototrial, con cui ho fatto buona parte del percorso.

PARTENZA

 

Non so per voi ma a me ogni attesa alla partenza dalla pedana "ufficiale", con l’impazienza di conoscere un nuovo giro di almeno 80 km, sempre con la certezza di avere dimenticato qualcosa di necessario da mettere nello zaino e il fatto di partire senza avere provato prima la moto mi fa salire l’adrenalina alle stelle ….

Momenti di incertezza che svaniscono quando la moto si avvia alla prima e mi porta a cercare le prime fettucce, tra sterrati in salita prima in mezzo agli abeti (caratterizzati da cartelli di divieto salvo autorizzazione …) e poi giù per una pista da sci ….

 

 

Fino a qui tutto scorrevole e panoramico, nessuna difficoltà da mulatrial, alcuni si inventano una salita tra i tralicci della funivia, sembra facile ma ci vuole manico per dare aderenza ….. intanto i piloti si fanno le prime zone di montagna!

 

 

Poi la discesa si inoltra senza problemi nella foresta con ponti di legno mentre compaiono le altre zone tracciate tra le pietre …. La moto procede come se le ruote fossero su un binario, posizione di guida sulle pedane esageratamente comoda, avantreno granitico, forse si poteva osare di più con l’andatura ma è meglio non esagerare!

SCOOP: LENZI CON 1 PIEDE!

 

 

La prima tappa paesaggistica arriva nella Val Grosina verso il Passo di Verva dove la vegetazione di alto fusto scompare mostrando come sono le montagne a oltre 2300 metri di quota: i massi enormi, squadrati e decorati dal verde del muschio, emergono da un manto erboso corto e compatto che sembra un tappeto ed intorno la visuale spazia fino alla Cima Piazzi (m.3439).

 

 

Questa località è usata dalla notte dei tempi come alpeggio estivo per i bovini da cui si producono i formaggi tipici della zona, il "casera" e il "bitto".

Le mucche infatti pascolano senza problemi mentre Fabio Lenzi percorre a zero la zona gestita dal Cassio, con il senno di poi rimpiango di non essermi intrattenuto di più tra quelle pietre ……

 

 

Si riparte e lo sterrato scorre veloce, sono un po’ impaziente perché non ho ancora avuto modo di testare la funzionalità della SY sui sentieri più "cattivi" quindi provo qualche pietra (di dimensione limitata ovviamente) e apprezzo la risposta perfetta del mono.

Lungo la strada c’è l’edicola votiva della Madonna del Lago, infatti poco più in basso si presenta il Lago delle Acque Sparse, un incantevole specchio d’acqua che fa da cornice ad una delle zone del trofeo marathon, qui le parole non servono, le immagini si commentano da sole!

 

Lago delle Acque Sparse

 

 

 

 

Da qui manca pochissimo alla chiesa di Eita dove c’è il ristoro e il rifornimento carburante, la chiesetta si fa notare per il caratteristico campanile staccato dal suo corpo centrale mentre il ristoro si fa notare per la polenta, lo spezzatino e il dolce!

 

CAMPANILE DI EITA

 

RISTORO

 

Discesa verso Grosio, fino a qui il giro è passato solo su sterrati e sentieri panoramici, però finalmente ci aspetta il primo percorso "hard" in salita verso la Crus de l’Alp: un sentiero verticale da fare tutto in una tirata per non perdere l’aderenza, infatti tra le radici, le curve e le pietraie ho dovuto limitare anche le foto, altrimenti col cavolo che arrivavo fino al rifugio in vetta!

LENZI IN ZONA

 

PARTE "FACILE" PER LA CRUZ ...

 

 

 

Infatti è stata dura e divertente, in cima l’organizzazione ti piazza la prima stella che attesta il risultato e ti offre del te freddo per riprenderti perché non è finita ….ora bisogna scendere!

 

La discesa sull’altro versante della montagna è titolata dal GS Valtellina "tornantissima"e ciò non poteva esser più azzeccato: curve a 360° a non finire tra le radici e su un pendio praticamente verticale!

Uno spettacolo, anche se un errore qui ti fa planare fino a fondo valle, infatti non so quante volte ho dovuto "fare manovra" per scendere senza rischiare!

Però il giro continuava a regalarci sensazioni "trialistiche", guadi nei torrenti e passaggi sui muri degli argini con l’ultima salita "estrema" verso Cepina su un altro dritto da fare a "palla" per non perdere la trazione, qui ho osato di più tirando alla grande e la moto è filata su come un missile, l’anteriore della SY anche in questa situazione digeriva sassi, radici e gradini senza variare minimamente la traiettoria!

GUADO

 

IL "MURO" IN DISCESA

 

... ED IN SALITA

 

Alla fine di questa prima giornata, dopo 8 ore di moto, mi rimaneva la sensazione di aver fatto pochi sentieri e pochi passaggi un po’ più guidati, si i panorami erano da favola però mi mancavano sentieri più tosti come la Crus de L’Alp.

 

 

Mai giudicare alla prima impressione, quello era solo l’aperitivo, il pasto vero e proprio lo abbiamo trovato il secondo giorno, ci hanno "buttato" giù per una discesa verso le Baite Fusinaccia che non so ancora oggi come sono riuscito a portare la moto (anche se a mano), mi dicono che solo Lenzi e Vaccaretti sono riusciti a farla in piedi e c’è voluta tutta la loro bravura!

DISCESA ...

 

 

 

Alla fine della discesa abbiamo trovato le baite dove il proprietario, sig. Ippolito, ci ha offerto il te caldo dell’organizzazione, qui vale descrivere cosa sono le Baite Fusinaccia perché meritano ….

 

BAITE FUSINACCIA

 

Queste casette caratteristiche in legno e pietra dei primi anni del 1.800, adibite originariamente al ricovero del bestiame, sono state riconvertite in agriturismo con una dozzina di posti letto, mantenendo integri gli elementi architettonici in legno e pietra che le caratterizzano.

SALA PRANZO

 

La posizione è esageratamente tranquilla ed immersa nel verde, l’unica strada di accesso nell’ultima parte di 1,5 km è percorribile con la certezza di arrivare solo con un fuoristrada, infatti Ippolito porta i villeggianti direttamente con il suo mezzo e nel cassone ci stanno anche le moto ….

Quindi se volete approfondire il tema vi lascio il suo numero 3295469292, non si sa mai vogliate rifare il sentiero anche in salita!

 

 

La 2^ giornata è stata caratterizzata da un’infinità di mulattiere e sentieri con le previsioni che avevano promesso temporali, il cielo era nero e le nuvole coprivano le vette, però l’alta montagna ha lo stesso il suo fascino anche in queste situazioni: dalle nuvole compaiono le mulattiere lastricate di pietra con pendenze inenarrabili e le baite di legno emergono ai lati come funghi, capisci che qui distrarsi in discesa su un trattore o su un carro può costare caro ….. e tutto ciò è testimoniato dalle edicole votive e dalle croci lungo il tracciato!

 

 

Proprio come ho visto nella mulattiera che porta alla località FO, l’ultimo insediamento dove termina la vegetazione e parte il sentiero per il Passo di Forcola.

 

Dove probabilmente c’è la casa della pronipote di Haidi, eccola:

 

 

FO!

 

 

Qui sono arrivati anche due tricker e due Alp, con targa e frecce, una vera impresa, però per i tricker è il capolinea, infatti per come è fatto il forcellone posteriore non possono montare le gomme da trial mentre le Alp, con le "nostre" coperture, ripartono e attaccano il Passo di Forcola, i conducenti viaggiano seduti e sembra non abbiano eccessive difficoltà ….

Uno di loro mi dice che ha fatto 4 edizioni della tre giorni e da seduto la moto si comporta come una "motocapra" … Boh! Se lo dice lui ….

Fatto sta che il passo ti porta a 2208 metri in mezzo alle nuvole, non è una passeggiata, si sviluppa su una serpentina dove la trazione è impedita dalle pietre che si sgretolano a valle e ai lati l’erba umida inibisce ogni tentativo di trovare strade alternative!

 

 

Siamo appesi al fianco della montagna, alcuni motori surriscaldati fumano, io peno da matti e mi fermo a vedere la "motocapra" Alp come va, riesce a salire, l’uomo alla guida si sbatte di brutto per farla andare e vedo che l’avviamento elettrico in quelle situazioni è molto utile poiché i gradini e i pietroni da seduti lo fermano 9 volte su 10 ….. però sale!

 

LA "MOTOCAPRA"

 

SALITA FINALE

 

Una motivazione in più per ripartire dopo aver sgonfiato le gomme al limite, salgo sulla traccia del sentiero comunque con estrema difficoltà mentre alle mie spalle c’è uno che viaggia come se fosse a passeggio sul lungomare, si ferma e riparte senza problema dove io sgommo e arretro ….. devo avergli fatto trovare "lungo" l’ultimo pezzo con le mie soste, quando lo faccio passare capisco perché sembrava a passeggio: era Fabio Lenzi che pennellava il sentiero!

 

 

 

Così gli ho chiesto di testimoniarmi l’arrivo al passo con la foto, capita solo alla Tre Giorni di farsi un giro con il migliore del campionato italiano!

 

 

E qui alla Forcola Silvano di Mototrial mi dice che gli anni passati c’era una zona tracciata sul passo, a 2208 metri, chissà che fatica, sicuramente pari a quella che abbiamo fatto a scendere, tornanti nella vegetazione e passaggi su radici, tanto per gradire,  in compagnia del manipolo dei trialisti del forum di mototrial.

Qui ho perso l’orientamento, so solo che ci siamo trovati al ristoro al rifugio Malghera (m. 1950) mentre il temporale ci rincorreva.

Silvano, webmaster di mototrial, ha ripreso con una telecamera sul casco i passaggi più belli della Tre Giorni, come le foto le riprese "appiattiscono" le pendenze però è un bel ricordo ecco il collegamento.

Nei pressi del rifugio Malghera c’è il santuario della Madonna della Misericordia, detta del Muschio perché una leggenda dice che Ella apparì su un masso ricoperto di muschio e quando scomparve vi lasciò la sua impronta.

 

 

Ma non è l’unica leggenda, si narra anche quella della Maga del Crap, pare che una ragazza bellissima comparve a Malghera ad un pastore di nome Beppe e cercò di portarlo via alla sua sposa, solo che Beppe si accorse che la ragazza aveva i piedi di capra così chiese aiuto alla Madonna e Lei lo salvò dalla perdizione.

Le leggende tramandate si dice che un fondo di verità lo abbiamo, e infatti, riflettendo su ciò che diceva il pilota dell’alp al passo della Forcola quando parlava di "motocapra", qualche dubbio mi è venuto, se poi scopro che pure lui si chiama Beppe allora la Maga del Crap, con le zampe di "capra", è ricomparsa e si è trasformata in un’alp per portarsi via un motoalpinista nei monti della Valtellina…..

E forse è stato per sfuggire alla maga del Crap che il gruppo dei "forum trialisti" ha iniziato una corsa esagerata fino a che abbiamo trovato, perduto nelle montagne, un ragazzino che ci consegnava la 2^ stella della Tre Giorni e ci diceva che per arrivare a Bormio ci volevano almeno tre ore ….. ed erano già le 17!

GRUPPO "FORUM" IN MONTAGNA ...

 

E IN "ZONA ...BAR"

 

 

Cavolo, 7 ore di moto e il giro non era ancora finito!

Scoprirò più tardi che il ragazzo aveva "quasi" ragione, infatti con il gruppo abbiamo cercato di recuperare un po’ di tempo e siamo partiti a palla per i sentieri e per le mulattiere, ma il giro aveva ancora molto da dare, ricordo serpentine in salita, la scaletta di Sondalo, poi di nuovo il "traliccio" di Cepina, questa volta fatto veramente a palla tanto l’SY non si scomponeva e dopo il muro nel fiume….. e sono riuscito a "chiudere" alle 19 ….. completamente bollito!

Dopo l’antipasto del primo giorno, stavo facendo indigestione di moto da trial ….

E così è stato, il terzo giorno per fortuna l’organizzazione ci ha proposto un giro più corto (si fa per dire, oltre 50 km) esageratamente panoramico: salita per le piste da sci fino al Dosso di Pone a 2556 m. con visuale sui Ghiacciai del Cima Piazzi e dello Stelvio, un accesso esclusivo per i partecipanti della Tre Giorni, mi risulta che sia una nuova pista della manifestazione.

SU PER LE PISTE ...

 

 

 

Un spettacolo, un giornata soleggiata e limpidissima, eravamo dove osano solo le aquile e come aquile siamo planati verso il fondo valle per risalire fino alle Torri di Fraele per gustare i pizzocheri al ristoro!

 

 

Da qui passaggio a motore spento in discesa dai laghi di Cancano, all’interno del Parco dello Stelvio, per ritornare a Bormio dove ho realizzato la dimensione del percorso: circa 270 km e li stavo sentendo veramente tutti, poche volte mi è capitato di non vedere l’ora di scendere dalla moto e credo che se avessimo percorso più sentieri hard i giorni precedenti mi avrebbero raccolto con il cucchiaino!

Comunque le tre stelle che ho preso alla Tre Giorni della Valtellina sono lì, sul numero che era appeso alla moto, ed ora è incorniciato sul muro di casa a testimoniare tutte le sensazioni ho provato ed a ricordarmi che questo evento è unico nel nostro panorama nazionale per numero delle località toccate, per la dimensione del giro e per i panorami che ti regala.

Credo che l’idea vincente di Lino della Rodolfa, nata 9 anni fa, sia stata proprio quella di creare una grande manifestazione per mostrare quanto possa essere grande il trial e quanto piccolo sia il disturbo che porta.

Percepisci questa cosa quando i bambini ti aspettano sui passaggi e ti salutano, quando la gente ti fa passare nel cortile di casa ed i vigili dei comuni fermano il transito sulla statale per darti la precedenza, capisci che la strada tracciata da Lino è quella giusta e l’augurio è che la squadra del Gruppo Sportivo Valtellina continui a fettucciarla, così come ha fatto anche questa volta, per poterla percorrere nuovamente tutti insieme.

Ciao a tutti, Giulio