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Giulio Mauri

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30 giugno, oggi è una data particolare ….

Per me dal 2012 anche assurda sotto ogni punto di vista per ciò che mi rappresenta: perché nel giorno del mio compleanno,  il 30 giugno,  è mancato Giulio Mauri, in piedi alla sua amata moto da trial, mentre stava entrando nella sua ultima zona di prova in una afosa giornata d’estate.

Giulio, per coincidenza abbiamo pure lo stesso nome …, l’ho conosciuto prima di “penna” con i suoi scritti sul trial nelle varie riviste con cui ha collaborato e poi mi fu finalmente presentato di persona ad una gara di mondiale, quando iniziai a collaborare anch’io con quell’ambiente particolare che è il mondo del trial.



In quell’ambiente lui ci navigava a vista con la rotta impressa nella mente come un timoniere alla guida di un tre alberi d’epoca a vela mentre doppiava Capo Horn: conosceva tutto e tutti di questa disciplina, la passione per il trial lo aveva alimentato fin dalle sue origini ed era consapevole che la sua personalità, tipicamente brianzola, lo avrebbe portato comunque a fare, a provare e ad innovare con l’obiettivo di migliorare le possibilità di praticare trial nell’ambiente.

Ricordo che quando gli furono affidare le redini del trial in Italia ci scambiammo molte impressioni sulla sostenibilità ambientale della disciplina, sulla effettiva certezza che occorreva dimostrarla con strumenti più scientifici, che si doveva rilanciare la nostra presenza in aree naturalistiche per testimoniare quanto possiamo essere una risorsa per il territorio.

Fù così che decidemmo di studiare scientificamente l’impatto ambientale del trial alla Tre Giorni della Valtellina tanto che, al Nazioni di Tolmezzo, finalmente la F.M.I. potè presentare per prima al mondo quello studio alle altre Federazioni Internazionali necessario per testimoniare quanto siamo compatibili con il territorio.




Studio che fu utilizzato per supportare pratiche autorizzative di gare ed altre aree permanenti ma Giulio non si voleva fermare qui, il suo obiettivo era comunque fare, anche sbagliando, mettendo anche molta carne al fuoco ma attendere gli esiti della cottura con pazienza, tipica di un pescatore che cerca la sua preda in barca o lungo la riva di un fiume ….

Voleva rilanciare la disciplina con modelli di manifestazioni che potessero avvicinare giovani e meno giovani al trial, cercò anche di proporre formule nuove di regolamento per testare altri modelli di gara o di evento, con la consapevolezza che l’estrema specializzazione della disciplina ne sta elevando notevolmente il livello tecnico di utilizzo ed i costi delle moto, con il rischio di aumentare le difficoltà per l’uso da parte dei suoi appassionati.  

Difficile dire se aveva una idea vincente o no, quando Diego Bosis mancò, Giulio mi confidò che con Diego avrebbe potuto proporre nuovi modelli di sviluppo del trial perché era un pilota con molto carisma nel nostro mondo ed era uno di quelli che aveva conosciuto tutto il percorso dell’innovazione delle tecniche di guida indotto dallo sviluppo delle moto, quindi sarebbe stato sicuramente ascoltato ….

Il destino però ha deciso diversamente …  



Ricordo ancora oggi la sua espressione quando l’Italia è arrivata terza al Nazioni di Boario, perse addirittura la voce dagli urli di gioia mentre abbracciava i suoi piloti, era evidente che la passione per il trial si era fusa nella sua esistenza e ne era diventata una componente essenziale, assoluta e trasversale nelle situazioni, dalle gare di mondiale, al motoalpinismo ed alle aree sperdute nella provincia, fino a raggiungere le garette sociali o quelle d’epoca, per lui ogni situazione che prevedesse moto da trial era degna di essere vissuta e partecipata perché sapeva che chi la frequentava aveva la sua stessa passione, a prescindere da associazione, federazione, proloco o motoclub che fosse!

Quindi non mancava mai ad ogni evento che significasse una possibilità di sviluppo del trial, l’ultima volta che lo fotografai, fu all’inaugurazione dell’area trial di Cantù, il 1° maggio 2012.



Giulio era sotto l’acqua con i piedi nel fango e con l’ombrello in mano, carico di contentezza  per ringraziare Vittorio Molteni e la sua squadra per la perseveranza dimostrata nel riuscire ad autorizzare una nuova area al trial.

Mi piace ricordare la positività della sua espressione nel vedere un posto nuovo per i ragazzi e per gli appassionati come lui che, dentro di sé aveva mantenuto l’entusiasmo di un ragazzo con la voglia di divertirsi e giocare in piedi sulle pedane della sua moto, così come accadde quel 30 giugno 2012, triste per noi, ma sicuramente felice per Giulio perché ci lasciò mentre stava girando sulla sua amata moto, tra le fettucce e le frecce di una zona da trial!

Ciao Giulio ….


Genova, 30 giugno 2013,

Giulio Romei.




 
 
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