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mulatrial ardesia

Racconti mulatrial > 2013



L’ardesia sappiamo essere una pietra nera utilizzata da innumerevoli generazioni per costruire di tutto, dalle case alle suppellettili fino alla lavagna, muto testimone dell’insegnamento scolastico alle stesse generazioni ….

Che storia quella dell’ardesia della Val Fontanabuona nella Provincia di Genova, credo che non si finirebbe mai di scoprire qualcosa su questa pietra, sul territorio che la produce,  sulla fatica dei suoi lavoranti per estrarla dalle viscere della terra e sulla sua presenza nell’ambiente.

I ragazzi della Valle creata dal Torrente Lavagna (anche qui si evoca la mitica pietra …) lo sanno da moltissimo tempo, l’ardesia la vivono nel loro DNA, conoscono ogni angolo recondito del territorio, vivono i muretti a secco e i gradini delle mulattiere, riscoprendoli nei ricordi che emergono dalla memoria dei loro genitori o dei parenti più anziani.



Oggi forse è più facile provare a condividere  i legami che passano tra le persone ed il territorio, la rete ci permette di entrare in contatto velocemente, però si bruciano i tempi di reazione, si scrivono pagine virtuali in rete e si cancellano, forse altrettanto velocemente, allo stesso modo di una passata di cancellino sul gesso della lavagna di scuola.

Così gli amici della Sezione Val Fontanabuona del MC della Superba  hanno pensato che il loro territorio fosse meglio farlo vedere, condividerlo realmente con una “mulatrial sui sentieri dell’ardesia” allo scopo di far immaginare e provare parte di quella fatica che i loro avi sentivano nel percorrere quella ragnatela di tracciati sparsi nelle loro montagne.



Devo dire che domenica 12 maggio ci sono riusciti, ci hanno proposto un giro notevole, tecnicamente sempre fattibile ma caratterizzato dalla presenza dell’ardesia bagnata in modo tale da capire che ogni movimento sbagliato del corpo e della moto lo avremmo accusato da subito.

Ho provato a dirglielo che il giro verde facile non lo era davvero, però non era neppure impossibile, doveva essere per tutti ma il loro territorio è aspro, nasconde attrattive particolari e ti fa vedere il mare però, per salire fino a quel punto, i gradini ti fanno rimbalzare metro dopo metro, la ruota anteriore si impunta ed il posteriore gira a vuoto ….



Poi spuntano le radici in mezzo alle pietre, ti fanno rimbalzare e ti deviano la traiettoria su un tracciato appeso sul fianco della montagna, se ti fai prendere dal panico ti fermi e sudi le solite sette camice per ripartire.

In discesa invece la direzione da prendere è sempre un’incognita irrisolvibile, provi a chiudere le curve, a far scorrere il posteriore, sperando che l’anteriore tenga ma, molto spesso, questo parte per la tangente quando l’ardesia presenta un perfido velo d’acqua che ti fa scomparire quel minimo di aderenza e allora scivoli inesorabilmente verso il precipizio …..



Qui ci sono ore di giro, non so dire neppure quante, so solo che ogni passaggio sulle mulattiere ti cattura prepotentemente l’attenzione per proseguire.

I sentieri più scorrevoli invece sono stati ricavati sul fianco di pendii di oltre 50 gradi, larghi solo la traccia delle gomme, le pedane sfioravano le perfide rocce laterali pronte a catapultarti di sotto o a deviarti sulla solita viscida radice trasversale pronta a colpire inesorabilmente la tua autostima di “pilota”.

Dicevo che ho provato a dirglielo che il percorso verde non era così “verde” ma questi mi hanno detto che nel loro territorio è così e non ci sono alternative ….

Alcuni, quasi al termine dei tornanti del Monte Albereto, hanno gettato la spugna e sono tornati indietro …



L’Albareto è un susseguirsi di curve tutte scavate nella viva pietra di ardesia, ci sono denti e gradini in sequenza su tornanti chiusi a 180 gradi, se si vola oltre torni indietro, tratti magnifici, appaganti o defatiganti oltre ogni limite a seconda dei punti di vista!

Il territorio però sui suoi crinali dopo si è aperto e ci ha mostrato il panorama sul mar Ligure, la fatica si è praticamente smorzata quando, ai piedi del Monte Caucaso, da una parte le montagne ti invitavano a salire ancora e mostravano le miniere dell’ardesia e dall’altra la valle si apriva verso il luccichio del mare che circonda il Monte di Portofino.



Crinali che ci hanno accompagnato al punto di ristoro dove il Circolo ricreativo Sporting House ci ha accolto e rifocillato per prepararci alla seconda parte della mulatrial sui sentieri dell’Ardesia.



Il giro è stato un fenomenale saliscendi nei crinali, ricordo piacevolmente la cappelletta di San Rocco, costruita intorno all’anno 1.400 a protezione del Comune di Moconesi, da cui, al termine di una scalinata in cemento, ci siamo letteralmente lanciati nel vuoto cercando la fine del parafango posteriore per bilanciare la pendenza ….

Questo tratto i ragazzi della Valle lo hanno proposto al contrario, ammetto che non l’ho fatto, ero sfinito ma ho visto l’uscita degli altri, stralunati dalla tecnicità della salita che ti appaga quando sali in aderenza mentre riesci a calibrare la tua posizione del corpo sul manubrio senza perdere la trazione.



I ragazzi della sezione trial Valfontanabuona ci hanno messo tutta la loro buona volontà, hanno coinvolto 4 comuni, Moconesi, Neirone, Lorsica e Favale di Malgaro, si sono districati tra vincoli ambientali e aspettative delle ristorazioni locali, hanno interpretato le previsioni meteo fino ad interrogare oracoli di antica memoria per avere la certezza di una giornata senza pioggia e ci sono perfino riusciti ….



La loro aspettativa principale è che siano riusciti anche a trasmettere veramente le sensazioni che si provano quando alzi gli occhi oltre il crinale, immerso in mezzo al nulla anche se sei a due passi dalla civiltà che corre sempre in cerca di qualcosa,  mentre tu invece sei in meditazione mentre riprendi il fiato dopo una lunga salita su una mulattiera di ardesia e lì trovi la pace dentro di te.

Ecco, se queste sensazioni vi sono giunte forti e chiare i sentieri dell’ardesia hanno catturato anche voi ….

Arrivederci ad un’altra edizione …


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