oltrelazona

Cerca
Vai ai contenuti

Menu principale:

san Marco d'Urri

Racconti mulatrial > 2013



San Marco D’Urri è una minuscola frazione del Comune di Neirone, in provincia di Genova, arroccata nei monti della Val Fontanabuona.

Le sue origini si perdono nella notte dei tempi, lo stesso nome evoca il Dio Longobardo Uri della caccia e della neve, combinato con quello del Leone di San Marco di Venezia in ricordo della comunità di veneti che diede origine all’insediamento definitivo intorno all’anno 1200.



Uri ....


Un insediamento nascosto, poco conosciuto, però fortunatamente dotato di un attivo gruppo locale di amici che ha cercato di organizzarsi per fondare una minima struttura di supporto allo scopo di  condividere idee, opinioni e sfruttare al meglio le loro risorse per creare ulteriori occasioni di aggregazione nel paese.



Poche cose, però essenziali ed efficaci: il Circolo, la Proloco Valli con un bar, un struttura semicoperta per le feste estive condita dalla collaborazione tra persone di ogni età, tipica di questi posti dove ci si conosce tutti fin dalla nascita.

Il territorio impervio dell’entroterra Ligure concentra e conserva in questa località tutte le tipiche situazioni tipiche della vita rurale dei tempi più antichi: mulattiere, sentieri e scalinate in pietra che portano ad ogni sorgente, ad ogni bosco o ai terrazzamenti artificiali in pietra ricavati per sfruttare al meglio gli alberi da frutto, le olive o i castagni.

La sezione San Marco D’Urri del MC della Superba ha capito che le loro risorse, combinate con la passione per il trial ed il proprio territorio, potevano entrare in simbiosi per mantenere al meglio la funzione di queste viabilità per creare altre opportunità per il loro paese.



Questa visione si è concretizzata nella Mulatrial di San Marco D’Urri e il 30 giugno scorso la 2^ edizione ha visto la partecipazione di 100 motoalpinisti che hanno riscoperto quello spirito iniziale, tipico di questi eventi, quando ci si ritrova insieme in un piccolo paesino: le auto ed carrelli vengono ospitati nei prati a fasce rasati di fresco, qualcuno arriva con le tende il giorno prima e si accampa per assaporare la quiete della campagna in attesa del giro, sviluppato sul territorio dei comuni di Neirone e Lumarzo.



Un evento essenziale, organizzato però in ogni dettaglio dalla segreteria delle iscrizioni, alla colazione nel bar della Proloco con la partenza immediata, senza trasferimenti, su una mulattiera con l’indicazione da seguire costellata di percorsi gialli per bambini, frecce verdi comuni a tutti e varianti blu più tecniche, con alcuni passaggi rossi per i più smaliziati, trialisticamente parlando.



Lungo il percorso, nei punti più critici, si trovavano almeno due o tre ragazzi del posto che aiutavano tutti ad affrontare ogni ostacolo.

Abbiamo visto anche il Presidente del MC della Superba, Sergio Parodi, riprendere il manubrio di una Evo per gustarsi una giornata di relax in assoluta tranquillità, consapevole che l’organizzazione della sezione avrebbe risolto ogni problema senza la sua presenza … e così è stato!



La prima parte del tracciato era molto scorrevole, all’ombra dei castagni, un riscaldamento necessario per affrontare il primo gruppo di varianti blu e rosse del percorso.



Il rosso partiva da una rampa di terra in contropendenza mentre il blu seguiva un canalone costellato di radici e gradini, ho seguito quest’ultimo, immerso nell’ombra della vegetazione.



Il percorso è stato ricavato come un tunnel tra le liane dell’edera intrecciata alla fitta vegetazione, sicuramente le squadre di pulizia ci hanno lasciato sudore e fatica per proporcelo ma il loro lavoro ha esaltato ancora di più questi passaggi da affrontare leggeri sull’anteriore, cercando la posizione più equilibrata per non impuntarsi e per passare i gradini più insidiosi.



La salita ci ha portato sul monte Cavello, la vista spaziava sui monti della Valle, la luce del sole illuminava le prime espressioni contente dei motoalpinisti che hanno subito la prima mutazione dello sguardo nel sentiero delle “lame nere”.



La mulattiera scendeva nuovamente verso un infido passaggio sull’ardesia bagnata dove si doveva curvare in discesa senza toccare il freno anteriore e far scorrere la moto altrimenti finivi di traverso dentro una pozza d’acqua da cui potevi uscire solo se la alimentavi prima con il sudore della fronte ….



Probabilmente le “lame nere” sono state il punto di svolta della mulatrial, da questo momento in avanti la scorrevolezza del giro iniziò a prendere le distanze dai piloti, il fondo iniziò a presentare tutte le opzioni delle possibili difficoltà di una mulatrial che si rispetti: sentieri, mulattiere, antiche scalinate e torrenti in secca tra radici e pietre rotolanti con salite e discese da adrenalina pura dove la ruota posteriore in determinati punti si allontanava dal suolo anche se facevi di tutto per tenercela attaccata!



Qualcuno nelle discese ha letteralmente “cotto” i freni … ma poi la pendenza si è letteralmente invertita quando abbiamo risalito il percorso blu su monte Bragaglino (almeno credo …)



Di sicuro il giro risaliva un crinale spettacolare per la tecnicità dei passaggi in aderenza, con l’asciutto di quella giornata i tasselli sembravano aggrapparsi uno ad uno sulle rocce come le dita di un freeclimber: se trovavi la tua giusta posizione, quasi appoggiato al manubrio, potevi provare a farla tutta con un filo di gas e azzardare i gradini al limite del ribaltamento prendendo lo slancio in assoluta sicurezza ….



…. Fino ad arrivare alla discesa prima del ristoro, dove, ogni mulatrial come si deve, propone una serpentina con le curve chiuse ad un angolo così acuto che neppure la trigonometria più avanzata poteva ricavare una relazione di equivalenza con le possibilità di percorrerle con una moto!

Non so come ho fatto a girare, qualche curva intraversando il posteriore mi è riuscita ma su altre ho dovuto inventare l’impossibile, anche la fermata per fotografare la moto perché non ero più in grado di connettere ….



La sosta del ristoro è stata allietata dalla focaccia ligure all’ombra degli alberi, appena il tempo di prendere fiato e rifornire la moto praticamente a secco, le prime tre ore di giro erano trascorse senza neppure farci caso poichè la concentrazione di guida e la bellezza del percorso ti avevano proiettato in quello stato di astrazione che caratterizza ogni “malato” di trial quando gira al massimo del piacere!



Le frecce, sempre posizionate al posto giusto, ci hanno condotto su un crinale veloce e panoramico, avevo quasi l’impressione che, dopo il ristoro le difficoltà si fossero esaurite per non infierire sui partecipanti, una parte del giro l’abbiamo percorsa con i “pulcini”  del MC Albenga, due ragazzini dotati di un coraggio da leone seguito dalla nutrita pattuglia del loro MC.



Ma le difficoltà non fìnirono …

Probabilmente questi discendenti degli antichi Longobardi, seguaci di Uri dio della caccia e  della neve, hanno voluto riscoprire un atavico percorso di iniziazione … il “Cavriasco”!

Quando sono arrivato su una curva dopo un minimo tratto di sterrato ho trovato una freccia blu che puntava verso il basso, un signore del posto mi dice che lui giù di li non ci va neppure a piedi e non capisce come facciamo a passare con le moto ……

Penso che non conosca cosa riusciamo a fare con una moto da trial quindi scendo …. Anzi precipito, come se fossi stato aspirato, in una discesa a gradoni su antiche fasce coperte dalla vegetazione, sono così in verticale che non riesco neppure a vedere dove finisce la traccia, il parafango, da dietro, mi spinge avanti mentre provo a garantire l’assetto a tutti i costi, l’adrenalina sale a valori pazzeschi, ma arrivo in fondo!



Qui trovo due adepti del Dio Uri che, sotto le spoglie degli organizzatori, valutavano chi arrivava illeso ad una antica diga, probabilmente un’ara sacrificale pagana, anche le pietre sembrano scolpite con caratteri runici dei barbari del nord …..



ma forse è solo un’impressione, forse sono solo le striature del calcare sciolte dallo scorrere dell’acqua … però il contesto, la situazione, la diga e la mulattiera ricavata da mani sapienti nella notte dei tempi fanno correre la mia immaginazione mentre vi salgo con la mia moto.



Da qui il giro si sviluppato ancora per un tratto notevole, alla fine ho stimato almeno 5 ore piene di motoalpinismo senza eccessive soste e tutte articolate su sentieri, mulattiere e crinali costellati di rocce, un giro anche molto tecnico ma in situazioni ove si poteva azzardare qualsiasi tentativo per passare in assoluta sicurezza.



Alla fine si arriva al punto di partenza dove ci accolgono le “trofiette” al pesto e la salsiccia sotto la struttura coperta della Proloco, si sta tutti insieme a decantare tutta la giornata passata gustando questi piatti mentre Sergio Parodi, Presidente del Mc della Superba, esalta l’operato dei ragazzi della Sezione di San Marco D’Urri per il risultato positivo della mulatrial.



I ragazzi del paese hanno esaltato questo evento dedicandolo la gioia dei motoalpinisti alla memoria di una loro amica, Michela Marasso, mancata circa due anni fa in un incidente d’auto ….

Domenico, il Presidente della Sezione, durante la consegna ai partecipanti delle coppe dedicate a Michela, ha toccato il cuore di tutti quando, raccontandola, ha cercato di manifestare la sua positività.



Il più giovane ...



Il più "saggio" ....



Il più distante ....


Positività che si ritrova tra i ragazzi del paese, tra i volontari del Circolo ACLI, i volontari dell’ambulanza e tutti coloro che si sono ritrovati insieme per consegnare il loro territorio ai motoalpinisti consapevoli che, nel ricordo di questa magnifica mulatrial, Michela sarà ancora presente.

Una mulatrial che vuole ritornare alle origini della tradizione motoalpinistica dove l’efficienza r la semplicità sono la garanzia di puro divertimento e il territorio può essere ritrovato perché i sentieri e le mulattiere tornano a rivivere con il trial.

Alla prossima edizione!

GALLERIA FOTO





VIDEO DELLA MANIFESTAZIONE

 
 
 
 
Torna ai contenuti | Torna al menu