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trialfest 2012

Racconti mulatrial > 2012



14 anni è un’età importante, per l’essere umano rappresenta l’adolescenza: l’iniziazione a quella grande avventura che porta l’uomo al completamento della sua maturità.

Un periodo della vita denso di sensazioni nette, qui c’è solo il bianco ed il nero in forte contrasto e ogni nuova esperienza lascia un ricordo limpido, indelebile che ti formerà per il resto della vita.

Allo stesso modo una grande avventura è stata la caratteristica principale dei 14 anni della Trialfest a Rocca di Roffeno, una frazione del Comune di Castel D’Aiano (Bo), deliziosamente incastonata nel verde dei boschi dell’Appennino Emiliano.

Qui il Gruppo Trial Locale, in collaborazione con il MC La stalla di Imola e la Proloco del paese, hanno esaltato il trial con un giro di due giorni da favola sfruttando la rete sentieristica periodicamente pulita dai motoalpinisti tra la fitta vegetazione del posto.



Due percorsi distinti per ogni giorno, con caratteristiche e difficoltà differenziate al fine di soddisfare il palato di tutti i buongustai delle mulatrial, con varianti impegnative e MOLTO impegnative, alcune con la peculiarità di non essere dotate di alternative per salire, o passi o tiri su la moto letteralmente con il verricello per superare i muri di terra intervallati da rocce muschiate o da perfidi tronchi in diagonale a metà salita ….

Una scelta netta, quasi come quelle della vita, quando si sceglie la freccia “molto impegnativa” si scoprono cascate immense nei canaloni scavati dai torrenti, con muri ben più alti della moto in verticale o si presentano altrettanti pareti di terra o di pietra tali da proiettarti verso l’alto senza possibilità di ripensamento, l’unica alternativa era tornare sui propri passi …..



Non bruciamo le tappe e partiamo dall’inizio, quando circa 260 motoalpinisti sono stati accolti nelle strutture sportive di Rocca di Roffeno da Alberto Tonioni, il deus ex machina di questo evento.

Con gli amici del gruppo trial ha schierato, vicino ai tavoli di iscrizione, parte delle sue moto da trial d’epoca perfettamente restaurate per ricordare le origini del nostro amato sport.



Due modelli di SWM 320 Guanaco, il Montesa Cota 247 versione Ulf Karlson, il Merlin con i cerchi in lega e il Guzzi Stornello sfoggiavano le loro forme scolpite dalla storia del trial.

Nelle adiacenze era esposto anche il bilico del Top Trial Team con il campionario di gomme della Golden Tyre e il gazebo di Bosi Shop per consentire ai partecipanti della trialfest di risolvere i soliti problemi tecnici dell’ultimo minuto di moto più moderne.



Qui ho trovato anche Max Molinari di Trialshop che faceva provare, in anteprima, la nuova Ossa Explorer ai puristi del trial con l’obiettivo di far conoscere un nuovo modo di concepire un modello di polivalenza motociclistica che possa far migrare, senza difficoltà, il conducente dall’asfalto alla terra in punta di tassello!

Un scelta avventurosa ed estremamente coraggiosa quella della Ossa: è appena arrivata sul mercato con i modelli trial racing di nuova concezione (gruppo termico 2t ruotato verso il posteriore con iniezione e serbatoio carburante come elemento portante del telaio posizionato al posto della culla dietro la ruota anteriore) dopodichè ha subito “sfornato” la versione dotata di serbatoio supplementare (8,6 litri di autonomia!) e sella biposto con annesso telaio posteriore di supporto ad un parafango “vero” con frecce, portatarga e vano sottosella per gli attrezzi o l’olio per la miscela!



Quindi non una moto da enduro che si presenta al motoalpinismo ma una moto da motoalpinismo, tuttofare, con le prerogative uniche di una moto da trial che però ti porta in giro sull’asfalto come una moto vera, dove giri una chiave e un minimo di batteria avvia la pompa di iniezione per farti partire silenziosamente alla prima pedalata, sempre!

L’obiettivo di OSSA credo sia quello di proporre una moto che ti porta in giro dove tutte le altre moto si fermano, fino a seguire i percorsi dove osano i modelli da trial racing, ma forse è anche quello di proporre una moto leggera, essenziale, che ti può portare anche in coppia in giro, a fare la spesa, a pescare, a scuola o ti sostituisce lo scooter attaccato al camper.

La moto che un motoalpinista vorrebbe e che non c’è  …. Chissà se l’obiettivo verrà centrato e capito….

Domande a cui non si può rispondere senza provare l’Explorer a fondo, così Max mi ha proposto, per sfida, di percorrere i sentieri della trialfest con quella moto, per sentire da un motoalpinista senza velleità e preparazione agonistica le impressioni dal vivo, senza nascondere nulla …

Così Domenica mi sono trovato alla Trialfest a guidare una moto “ibrida” in alternativa ad un “trial vero”, devo dire con piacere, perché ormai si sa che predico sempre la necessità di avere moto con più autonomia, più silenziose e di avere un minimo di sella per i trasferimenti anche se mi piacciono i percorsi estremi dove tutte queste cose sono ritenute superflue dai più tanti.



E’ stata veramente un’avventura come quelle dell’adolescenza dove ti butti nelle situazioni senza pensarci due volte, su una moto mai provata prima, comunque alta 82 cm da terra, portata sui percorsi sconosciuti della trialfest senza avere minimamente l’idea delle difficoltà del percorso e dopo 8 mesi di forzata inattività motociclistica.

Ho eliminato subito il maniglione del passeggero perchè se fai qualche discesa al limite non ti permette di arretrare o semplicemente ti evira ….

Alla Ossa potevano studiare veramente una alternativa, es. un incavo laterale per le mani sotto la sella (1° consiglio )….

Avviamento preciso alla prima pedalata, occorre ricordarsi di dare il consenso con la chiave, sperando che nella produzione di serie la spostino dalla mascherina anteriore (2° consiglio) altrimenti la prima caduta nei boschi o più semplicemente un ramo, ti lascia a piedi …



Il primo trasferimento da seduto, per me che sono alto 1,77 metri, è stato perfetto, le pedane sono al punto giusto, il cambio per un trialista si aziona benissimo, l’assetto è un po’ sbilanciato in avanti ma forse intervenendo sul precarico del mono si rende più neutro, devo dire che questa impressione sui sentieri e sulle mulattiere dopo non l’ho più provata.

All’inizio del sentiero invece procedo in piedi, qui le gambe avvertono la larghezza della parte posteriore della moto più significativo rispetto ai vari kit long ride, io, per es. ho il kit sul Beta rev e non ne avverto la larghezza.

Vedrò dopo che i fianchetti laterali sono sagomati più larghi del telaio almeno di 4 cm oltre la larghezza della sella, per me si potevano rifilare i lati allo scopo di limitare gli ingombri (3° consiglio) e anche l’altezza della sella poteva essere più bassa senza creare scompenso nella guida “motociclistica”.

In discesa, con pendenza molto forte, non ci sono problemi, si guida come un trial, i freni sono perfetti, le curve più strette ed estreme risentono delle interferenze dei fianchi larghi ma solo in situazioni veramente al limite che si trovano sui percorsi molto impegnativi.



Alla trialfest il percorso molto impegnativo è degno di questo nome, un primo passaggio sul torrente con uno sbalzo alto come la moto ha fatto sudare molta gente e non me la sono sentita di affrontarlo, non avevo ancora preso confidenza con l’Explorer, sicuramente era fattibile però non volevo rischiare tutto il giro alla prima difficoltà.

Ritornare sui propri passi affrontando la forte salita al contrario e le prime curve in contropendenza mi ha fatto apprezzare la trazione e l’elasticità del motore di questa moto, l’iniezione è veramente azzeccata per il motoalpinismo, riuscivo a passare in aderenza dei tratti veramente dosando al minimo il gas!



Al secondo bivio allora ho cercato la sfida, salitoni di terra interrotti da tronchi e massi viscidi dal muschio, curve in contropendenza tracciate con un angolo così chiuso che non riuscivo a girare neanche da fermo ….. si dovevano fare ruotando la moto sul posteriore …. Ma con 82 cm di sella e quella larghezza ogni volta era una scarica di adrenalina oltre misura!

Qui ho avuto la conferma che la larghezza dei fianchi e l’altezza sono un limite, anche questi passaggi li ho fatti, perfino con difficoltà utilizzando la tecnica dello “scarpone” però toccare terra con i piedi e far ruotare la moto è stata veramente una impresa, sono sicuro che con un minimo di “ridimensionamento” di altezza e larghezza posteriore sarebbe stato tutto molto più facile.



Va detto però che ero in una situazione veramente limite per l’uso previsto per questa moto, su tutto il resto del giro ordinario non ho avuto mai problemi per passare un salitone, un pietrone o in diagonale su sentierini tracciati solo per la larghezza delle ruote, anzi, in alcuni casi la sella mi ha permesso di prendere fiato e riposare sui punti più scorrevoli.



La presenza di Fabrizio Ghini, coordinatore trial Emilia Romagna, mi ha dato la sicurezza di affrontare tutti i percorsi impegnativi fino al ristoro e oltre, facendomi da “verricello” proprio dove non c’era possibilità fisica per me di superare l’ostacolo, anche se non avessi avuto la sella!

Il giro ci ha portato su un crinale di roccia la cui estensione era degna della montagna di granito della Sardegna, un vero spettacolo della natura che è stato oggetto di una strenua difesa da parte di Alberto Tonioni, leader del gruppo trial, quando ha saputo di un assurdo tentativo di demolizione con le mine per consentire il passaggio di un banalissimo tubo per l’acqua.



Ho saputo infatti che ha visto, per caso sul posto, i fori di allestimento delle cariche esplosive è stato lui a fare fuoco e fiamme in comune, ottenendo di deviare il percorso del tubo salvando così la bellezza del posto.

Trial a presidio del territorio e a tutela delle persone, da tempo il gruppo trial opera con la locale protezione civile per prevenire gli incendi e per ritrovare i cercatori di funghi che si perdono in quelle vallate ricche di vegetazione.



La vegetazione è stata una grande protagonista della trialfest, ho trovato alberi di altezza tale da sembrare delle sequoie del Canada e anche grotte come la lastra del Diavolo che ricordavano il fondo del mare, una presenza preistorica di quando le acque invadevano queste valli sperdute.



Noi scorrevamo sui sentieri cercando le frecce della manifestazione, le tracce tra le foglie si perdevano ed era veramente arduo capire la propria posizione se non seguivi le fettucce, ogni tanto si sbucava su una mulattiera costellata di pietre dove l’Explorer galleggiava silenziosa senza problemi, una caratteristica estremamente positiva di questa ibrida, sentivo di più la ventola del radiatore che il rumore allo scarico.

Dopo aver violentato nuovamente la moto su altri tracciati impegnativi ho deciso di proseguire lungo la parte più scorrevole, il mio fisico era troppo provato, devo dire che in ogni caso il tracciato non è stato mai banale, ho trovato passaggi divertenti al giusto livello di questa moto che mi hanno permesso di provare anche dei tratti in velocità sulle curve paraboliche ricavate nei canaloni in salita dove ho apprezzato la stabilità dell’Explorer.



Solo che ero l’ultimo (come al solito), la scopa mi stava seguendo a ruota perciò ho tirato fino alla fine ritornando alla partenza dove la Proloco ha accolto i partecipanti con alcuni prodotti tipici: il gnocco fritto, gli affettati e infine i borlenghi, una novità assoluta per me, una sfoglia preparata modello crepes accoppiata con lardo e salsiccia alla griglia, una delizia da non perdere!   



Alla fine premiazione per i gruppi più numerosi dei MC partecipanti, i più giovani e i più saggi ……



Bilancio positivo per una trialfest che è entrata da tempo nella storia delle manifestazioni escursionistiche con le moto da trial, percorribile per tutti e, in particolare per me, fortunata perché ho potuto provare in anteprima un modello di moto che spero si faccia apprezzare non tanto dai trialisti ma da coloro che vogliono avvicinarsi al motoalpinismo con una moto poco invasiva, silenziosa, comoda e polivalente tale da portare chi vuole su tracciati più tecnici, con la targa ma anche da permettere un giro in coppia sulle strade di tutti i giorni.

In questa ultima configurazione la moto è già pronta, per me se la si volesse rendere anche più motoalpinistica occorre solo intervenire riducendo l’altezza della sella e la larghezza della parte posteriore, basta copiare qualche misura tra quelle delle moto che Alberto ha esposto alla partenza della trialfest.

Arrivederci alla prossima edizione….


 
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